Approvato il Patto del Comune di Palermo con lo Stato
a cura di Rosa Guagliardo e Michelangelo Pavia
Seguendo le sedute del Consiglio Comunale di Palermo dedicate alla delibera sul Patto con lo Stato, risultano chiari i limiti in cui si muove ogni Comune nelle sue azioni economiche, finanziarie e gestionali.
Ancora più onerosi risultano i limiti in cui si devono muovere i Comuni aiutati dallo Stato perché in condizioni di predissesto.
Centrali sembrano essere i numeri, le compensazioni, i pareggi, la stabilità a qualunque costo.
Usciamo rafforzati nell’idea che un cambiamento di logica sia necessario, un cambiamento realizzabile con l’approvazione delle due proposte di legge:
“Riprendiamoci il Comune”.
Qui potete consultare le due proposte.
Ritorniamo all’approvazione dello schema dell’accordo Stato – Comune il 20 Gennaio 2023 con 2 voti contrari, 11 astenuti e 17 voti favorevoli, Patto che permette di superare la situazione di predissesto del Comune di Palermo.
Il Patto sarà firmato entro il 31 Gennaio 2023 dal Sindaco Lagalla e dal Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni e ad esso seguirà il Piano di Riequilibrio.
Cosa prevede il Patto
Il Patto, come prevede il comma 572 della Legge di Bilancio 234 del 2021 a favore delle Città Metropolitane con un disavanzo superiore ai 700 euro pro capite, coprirà l’arco temporale di 20 anni, dal 2022 al 2042 e ha come cardini:
– Il ripiano del disavanzo
– Il rilancio degli investimenti
– La destinazione di risorse proprie nella misura del 25% delle risorse ricevute dallo Stato.
Il Patto, predisposto dalla precedente Consiliatura, è stato frutto di una lunga interlocuzione tra gli organi di governo della città con il Ministero dell’Interno e quello dell’Economia e delle Finanze.
Il Piano di Riequilibrio che seguirà il Patto, andrà sottoscritto entro il 31 marzo 2023.
In soldoni, il Patto prevede un finanziamento statale di 180 milioni di euro circa. Il 25% di tale somma con il Piano di Riequilibrio dovrà essere reperito dal Comune o in termini di maggiori entrate o in termini di minori spese.
Lo Stato erogherà altri 40 milioni per i quali non è prevista la contribuzione del 25% da parte del Comune.
Le differenze con il Patto precedente
Un aspetto importante che differenzia il Patto con lo Stato delle due diverse consiliature è la possibilità di rimodulare Patto e Piano e incremento dell’addizionale IRPEF ogni anno.
Quali sono le misure che saranno messe in campo per perseguire l’equilibrio del bilancio?
– Aumento dei diritti di imbarcazione portuali
– Miglioramento della riscossione della fiscalità generale, delle multe, delle ammende e delle contravvenzioni
– Potenziamento degli uffici coinvolti nella riscossione
– Affidamento esterno del servizio di riscossione
– Riduzione delle spese correnti
I dati della mancata riscossione
Il tema della mancata riscossione è da sempre un punto dolente e un vulnus dell’amministrazione comunale.
I dati allarmanti comunicati dal Sindaco nella sua relazione sono questi:
nell’esercizio corrente si arriva al 44,45% di riscossione relativa alla fiscalità generale,
al 21,22% per multe, contravvenzioni e ammende.
Peggio stiamo se guardiamo ai dati degli esercizi precedenti che scendono
al 21,22% per la fiscalità generale
e al 5% per multe, ammende, contravvenzioni.
A questi dati dobbiamo aggiungere le 50.000 pratiche giacenti relative ai condoni edilizi.
Altre misure che potranno adottarsi riguardano l’aumento dell’addizionale IRPEF decisa ogni anno e senza limiti e gli oneri per i servizi a domanda individuale.
Ma come fare per migliorare la capacità di riscossione del Comune?
Il Patto dà la possibilità di assumere 18 unità (il governo ne aveva proposte 3) di personale a tempo determinato full time (precisamente 14 categoria C e 4 D) che nel 2023 dovranno essere affiancate dalle poche risorse interne a partime per migliorare la capacità di riscossione applicando il Regolamento antievasione.
Queste 18 unità potranno essere riconfermate per 3 anni.
Già la partecipata SISPI ha predisposto la piattaforma SIGE che dovrebbe migliorare la capacità riscossiva e l’applicazione del Regolamento antievasione.
L’obiettivo del Patto e del Piano è quello di condurre la città verso una autonomia finanziaria e una sostenibilità capace di assicurare l’erogazione dei servizi, magari efficienti, ai cittadini e alle cittadine.
In Aula, Consiglieri e Consigliere di tutti i gruppi di minoranza hanno con i loro quesiti permesso di rilevare le criticità che il Patto e il Piano contengono e che danno conto del voto in aula contrario o di astensione.
Le criticità evidenziate
Le criticità principali rilevate dai gruppi di minoranza hanno riguardato:
- Un giudizio politicamente negativo in quanto gli strombazzamenti del Sindaco e della Giunta per un Patto e un Piano di Riequilibrio che avrebbero dato un grande respiro progettuale e di investimenti al Comune, si sono rivelati inconsistenti poiché il contributo statale è rimasto invariato e si attesta ad una cifra inferiore a quanto concesso ai Comuni di Napoli e Torino. Palermo sarebbe stata penalizzata e avrebbe esitato un Patto quasi inalterato rispetto a quello predisposto nella precedente consiliatura. Il Sindaco e la Giunta non avrebbero saputo ben rappresentare la situazione peculiare e drammatica di Palermo. Questo giudizio politico è stato espresso soprattutto da Francesco Miceli e Giambrone.
- È stata evidenziata anche la perdita di circa 7 milioni di euro relativi all’annualità 2022 che si perderanno per il rinvio della firma al 31 gennaio 2023 se non verrà accettato un emendamento a favore del recupero della somma.
- La scelta contenuta nel Patto (e non rinegoziata a favore del personale interno a partime per il quale si sarebbe potuto chiedere il full time) che permetterà di assumere per il 2023 (prorogabile fino a 3 anni) 18 unità per l’incremento delle capacità di riscossione è stato l’errore più impattante per i gruppi consiliari di opposizione, errore a cui è stato dedicato molto tempo del dibattito d’aula. È stato osservato che, a fronte di 648 ore settimanali fornite dai 18 neoassunti, il personale interno a full time ne avrebbe fornite ben 1014. Inoltre, la Consigliera Amella ha avvertito che l’ “ingiustizia” a carico del personale interno, se corroborata da norme che ne prevedevano la precedenza (leggi ampiamente ricordate) potrebbe tradursi in contenziosi e quindi in certo danno erariale per il Comune.
- Spinosa anche la questione dell’addizionale IRPEF che andrà aumentata annualmente e senza limiti per 20 anni se non dovesse raggiungersi lo 0,5% in più ogni anno della capacità di riscossione del Comune.
Tanti dubbi sono stati sollevati sulle reali possibilità di aumento della capacità riscossiva.
Più probabile e realistica è apparsa, invece, la necessità che si determinerà di aumentare l’IRPEF, aumento che danneggerebbe il tessuto economico e sociale della città.
Il consigliere Forello a proposito della povertà delle risorse comunali, ha parlato della necessità di reperire nuove fonti di finanziamento che potrebbero derivare, per esempio, dalla privatizzazione della GESAP.
Sono state espresse anche perplessità sulla capacità dell’uso della Piattaforma Sispi in combinato con l’attuazione del Regolamento Antievasione considerato che è stato applicato, seppur favorevolmente, solo su una decina di pratiche.
E ancora sono state espresse incertezze sulla situazione economica, finanziaria e gestionale del Comune nel caso in cui il Consiglio non votasse l’aumento dell’addizionale IRPEF o nel caso in cui il Comune non riuscisse a garantire il 25% delle risorse ricevute dallo Stato. Il controllo sulla bontà delle azioni e sui risultati attesi sarà fatto dalla Corte dei Conti ogni 6 mesi.
Sullo sfondo riemergerebbe la dichiarazione del dissesto.
Da precisare comunque che il Patto ha ricevuto pareri favorevoli dagli Uffici delle Aree interessate (Tributi, Suap, Polizia Municipale), dalla Corte dei Conti e dal Collegio dei Revisori.
Il parere positivo degli Uffici è stato in Aula criticato in quanto, a Patto quasi identico, nella precedente consiliatura, avevano espresso parere negativo.
Ma sono state rilevate anche note positive:
Il Consiglio, il Sindaco e l’amministrazione attiva vedranno aumentate le indennità e il gettone di presenza non ritenuti congrui e che saranno a carico delle risorse regionali.
All’aumento delle indennità e del gettone di presenza si sono opposti soltanto Amella, Randazzo e Miceli Giuseppe.
Le proposte di revisione del Patto avanzate dalle opposizioni sono state bloccate dall’intervento dell’assessore Varchi che ha escluso l’esistenza di tempi e modi per avviare nuove interlocuzioni rimandando alla revisione annuale ogni cambiamento.
Hanno votato 30 consiglieri/e:
17 voti favorevoli (Abbate, Alotta, Anello, Bonanno, Canzoneri, Chinnici Dario, Figuccia, Imperiale, Inzerillo, Leto, Mancuso, Piampiano, Puma, Raia, Rappa, Terrani, Zacco)
11 astenuti (Arcoleo, Argiroffi, Canto, Di Ganci, Forello, Giaconia, Giambrone, Lupo, Miceli Carmelo, Miceli Francesco e il Presidente del Consiglio Comunale, come di consueto, Tantillo).
2 voti contrari:
(Amella, Randazzo)
Da rilevare il comportamento in Aula della maggioranza: ascolto poco costante degli interventi dei gruppi di opposizione, abbandono dell’Aula, rari interventi, molta fretta di chiudere la partita.
L’impressione generale che ne abbiamo ricavato è che Palermo sia davanti ad una prova di maturità in cui dovrà dimostrare di sapere convincere la cittadinanza che pagare le tasse, i tributi e le multe significhi poi avere il diritto di chiedere all’amministrazione comunale servizi più efficienti.