«Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo».
Pedagogia degli Oppressi di Paolo Freire è un testo imprescindibile non solo per insegnanti ed educatori, ma per chiunque voglia occuparsi di politiche sociali.
Il metodo della “coscentizzazione” elaborato dal pedagogista brasiliano Paulo Freire alla fine degli anni ’60, in piena dittatura, si basa su un assunto fondamentale: se “gli oppressi” non prendono coscienza del proprio stato e non diventano essi stessi fautori di un processo di emancipazione, nessun cambiamento imposto dall’alto sarà possibile, né duraturo. La sua pedagogia mette al riparo da un altro rischio: accade spesso infatti che l’oppresso viva il dualismo di “ospitare in sè” l’oppressore, avendolo introiettato, e dunque di voler in un certo senso assomigliare a lui.
Freire critica duramente la concezione depositaria dell’educazione (in portoghese usa il termine ”bancaria”) con la quale il sapere non si trasmette in quanto esperienza vissuta ma come racconto, narrazione che i discenti subiscono passivamente. Echi di questa visione pedagogica li ritroviamo nella maieutica di Danilo Dolci, per esempio. Inoltre, dal lavoro di Freire, il regista brasiliano Augusto Boal prese ispirazione per la sua metodologia del Teatro dell’Oppresso, elaborata negli stessi anni.
Leggetelo! Leggere è uno strumento di liberazione gratuito e alla portata di tutti (o quasi).