Report dell’incontro “La città delle donne”
Prima di dedicarci ai contenuti vorremmo dedicare un po’ di spazio alla serata nel suo complesso che ci ha davvero dato molte soddisfazioni.
L’incontro si è svolto presso la Casa della cooperazione (che ringraziamo ancora per l’ospitalità) e hanno partecipato 35/40 persone che si sono trovate in una sala con un setting poco consueto.
Le sedie disposte in cerchi concentrici con il cerchio più piccolo composto da 5 sedie. Questo è il setting base della tecnica del fishbowl, una tecnica di dialogo collettivo poco diffusa a cui dedicheremo nei prossimi giorni una scheda nella speranza che possa essere sperimentata e si possa diffondere molto.
La serata si è svolta in un assoluto clima di ascolto reciproco. Il cerchio centrale con le cinque sedie è un cerchio dinamico in cui tutte e tutti possono entrare per parlare, mentre i cerchi esterni non hanno diritto di parola. E’ stata una gioia aver visto intervenire tantissime persone tra quelle presenti in sala, con contributi ricchissimi di cui vi racconteremo tra poco. Siamo altrettanto felici di aver vissuto un profondo rispetto delle poche regole date ad inizio incontro e di aver respirato un clima di ascolto reciproco molto intenso, dove non è mancato il dissenso ma in una modalità molto rispettosa delle persone.
Ma veniamo ai contenuti che raggruppiamo e riassumiamo per ambiti e non seguirà un ordine cronologico proprio perché la modalità di dialogo stimolata dal fishbowl lascia al flusso di interventi una direzione molto libera. Ringraziamo però Ana Afonso di Centopercentomestessa, Epifania Lo Presti di Maghweb e Luigina Simon (ex dipendente comunale presso l’assessorato alle politiche sociali) per essere state disponibili ad animare con le loro esperienze il primo cerchio di confronto insieme al nostro portavoce Michelangelo Pavia che ha condotto la serata.
Meglio un titolo come “la città femminista?”
Uno dei primi stimoli portati nel cerchio è stato terminologico. Perché non chiamare un evento come questo la città femminista? che ruolo ha il femminismo in questi processi?
Questo tema ha stimolato non pochi interventi, anche in contrasto tra loro. Da un lato c’era chi rivendicava l’importanza del femminismo come strumento di superamento del modello patriarcale di società. Superamento ritenuto fondamentale per l’ottenimento di un cambiamento voluto e ritenuto necessario anche dal nostro progetto politico.
Dall’altro, pur condividendo gli stessi obiettivi, c’era chi sosteneva che l’uso di altri termini permette di lavorare su un piano di comunicazione ritenuto più adatto ad accogliere persone anche distanti o spaventate da parole in cui non ci si riconosce.
Chi avrebbe partecipato con un altro titolo alla serata? Non possiamo avere la risposta di cosa non è avvenuto, però la partecipazione è stata davvero eterogenea ed è stato possibile far incontrare mondi diversi tra loro, anche facendo ascoltare punti di vista diversi, nella speranza di aver fatto arrivare a molte delle persone presenti concetti a loro estranei.
Il tema non si è risolto nella serata ma non tutto ha una soluzione immediata, è stato comunque interessante vedere che anche con una diversa comunicazione c’è stata invece su molte cose una estrema convergenza sui contenuti e sugli obiettivi.
Ci sentiamo di ribadire qui il motivo per cui abbiamo scelto questo titolo, ossia la nostra tesi politica:
“La tesi che ci porta ad organizzare un confronto collettivo con un titolo apparentemente così esclusivo (perché solo le donne?) è quella per cui, attraverso la progettazione di una città o di una sua parte con un’attenzione rivolta in modo più accurato verso le donne, si può concepire e realizzare una città più accogliente per tutte e per tutti.”
Tra paese e metropoli, gli spazi della città delle donne.
Un altro tema spesso riemerso nell’ora e mezza di confronto è quello dell’importanza di connotare la pianificazione, anche al femminile, rispetto alle caratteristiche urbane con cui ci stiamo confrontando. Se inizialmente però gli interventi sembravano sottolineare una differenza tra grandi città e piccoli borghi, nell’elaborazione poi degli elementi urbani da considerare si sono sovrapposti alcuni elementi costanti che influenzano in maniera molto netta la vita delle donne.
I marciapiedi ad esempio sono un elemento urbano di cui si è sottolineata l’assenza e/o l’importanza sia a Palermo sia in piccole realtà di provincia come Cammarata (AG). Insieme ai marciapiedi associati al movimento, è stata messa più volta in evidenza l’importanza delle aree di sosta e d’incontro insieme al loro posizionamento. La prossimità con le scuole ad esempio o la presenza in ogni quartiere di queste aree.
Il motivo per cui spazi così apparentemente generali siano così importanti in una visione di genere può essere riassunto dal concetto di cura.
Nella nostra società ancora oggi l’azione di cura è svolta quasi esclusivamente dalle donne, che si occupano delle spese familiari, spesso muovendosi e acquistando nel quartiere, della cura delle persone a loro carico (persone anziane, prole , persone con disabilità), e che svolgono lavori di assistenza (badanti, babysitter, etc), anche questi frequentemente svolti a scala urbana ridotta. Così marciapiedi, piazze, parchi diventano degli spazi strategici per agevolare la vita delle donne e di conseguenza la vita di tutta la comunità.
Oltre al concetto generico di spazio a servizio di chi si prende cura è stato portato l’esempio di alcuni luoghi palermitani la cui connotazione è cambiata negli ultimi anni. Il primo è il tribunale, la cui piazza era spesso usata da gruppi a prevalenza femminile che avevano trovato uno spazio da usare per giocare a pallavolo e che poi, con il montaggio dello skate park ha cambiato completamente fruizione con gruppi di giovani a prevalenza maschile. O il caso di piazza Borsa che con la pedonalizzazione e la ripavimentazione con le panchine ha fornito uno spazio a famiglie- principalmente quelle con background migratorio- per riunirsi e far giocare le bambine e i bambini.
Un altro elemento emerso sull’importanza del progetto dello spazio pubblico è quello della sicurezza e della sua percezione, associata anche all’illuminazione pubblica. Le donne sono soggette a più atti di violenza urbana rispetto agli uomini (violenza spesso esercitata / agita da uomini proprio in ragione del genere) e la possibilità di camminare in sicurezza a qualsiasi ora nella propria città dovrebbe essere un requisito urbano per ogni persona. Una strada ben illuminata è percepita come una strada più sicura? Pare di sì.
Il progetto dello spazio pubblico e dei suoi elementi non è dunque neutro e la sua progettazione richiede attenzione e uno sguardo interdisciplinare. In particolare consideriamo quanti spazi destinati allo sport attualmente maschile (ad esempio calcetto) esistono in città e quanti quelli più frequentemente svolti da donne. Con questo non si intende dire che il calcio debba essere chiuso alle donne, tutt’altro. Si sottolinea solo l’importanza del contesto sociale e temporale in cui si progettano le città, dunque ai dati.
Una bella testimonianza di chi ha vissuto al nord ha sottolineato quanto a Palermo ancora lo spazio pubblico sia vissuto e fruito come luogo di incontro e di socialità, valore da non perdere e da salvaguardare.
Chi progetta? Chi si ascolta? Che dati si usano?
Il “chi” è stato un altro degli elementi portanti degli interventi ed è stato declinato in molti modi.
Intanto con la parola ascolto nel territorio e quindi alla partecipazione con proposte che sono andate dall’istituzione di consulte di donne in ogni quartiere all’attenzione di elaborare momenti e modi in cui fosse possibile accogliere e far partecipare le donne alle discussioni urbane. L’idea di esclusione degli uomini da alcune dinamiche è stata anche criticata da alcuni degli intervenuti e anche questo sarà un nodo da sciogliere.
Un altro grande capitolo del “chi” è stato quello della progettazione. Chi si occupa oggi della progettazione urbana? Spesso sono uomini, tecnici, impreparati ad un approccio urbanistico di genere. Gli assessorati raramente dialogano tra loro e ne consegue una scarsa visione interdisciplinare degli interventi urbani effettuati.
Sarebbe dunque importante che l’università fornisse una migliore preparazione su questi temi così da formare persone con competenze tecniche più consapevoli e preparate e che l’Amministrazione avviasse in modo più frequente tavoli tecnici interdisciplinari a cui associare processi partecipativi finalizzati all’ascolto delle diverse voci del territorio, compresa quella femminile.
Un ultimo “chi” affrontato è stato quello frutto dei dati usati per progettare la nostra città. Quanti di questi dati sono raccolti in modo disaggregato e con indagini attente alle questioni di genere?
Immaginiamo la mobilità palermitana. I dati raccolti per il progetto di mobilità tengono conto degli spostamenti informali del lavoro di cura delle donne? Come possiamo fornire un buon servizio alla cittadinanza se per progettarlo non teniamo conto di come si muove la metà di essa?
Abbiamo supposto che il lavoro di cura delle donne esige di mobilità di prossimità, nel quartiere o tra i quartieri. Questo perché si tratta di un lavoro spesso frammentato e sottoposto a piccoli spostamenti tra uno spazio e l’altro, che quindi i lunghi tragitti non rendono sostenibile.
Sul tema dei dati è stata ribadita l’importanza della lettura “Invisibili” di Caroline Criado Perez, già suggerito in fase di invio. Tra gli interventi è stata segnalata la delibera di Giunta con la quale il Comune di Palermo ha aderito alla campagna “Dati per contare” promossa dall’associazione Think Tank period con base a Bologna e Roma che prevede la raccolta di dati disaggregati per genere anche nella nostra città.
Infine un ultimo “chi” è stata la mappatura di alcune delle esperienze palermitane di lotte tematiche più rilevanti degli ultimi anni: Sbaratto all’Albergheria, il parco Villa Turrisi e alle sue lotte decennali con anche il tema delle alluvioni degli scorsi anni con gli allagamenti dei sottopassi di viale Regione dovute alla presenza del canale passo di Rigano. Oppure l’assemblea delle policy per il clima nata a Palermo o anche sullo stesso tema Extinction Rebellion per le lotte climatiche. Tutte esperienze a forte leadership femminile che fanno riflettere sull’importanza e la visione delle donne nella nostra società contemporanea.
La tematica ambientale può essere connessa al tema “la città delle donne?”
Altri temi in ordine sparso
In questo ricchissimo incontro non è mancata l’introduzione all’importante tema della lotta di classe connesso alla tematiche di genere, tema su cui si è creato anche un disaccordo e che forse richiede un approfondimento specifico.
C’è stato spesso, grazie alla presenza di una ex dirigente comunale, un rimando alla storia recente dei traguardi e dei fallimenti dei percorsi intrapresi dall’assessorato alle politiche sociali su questi temi. È stato anche sottolineato quanto sia recente la storia palermitana di attenzione a questi temi politici. Una storia che inizia solo negli anni ‘90 e che ha subito in questi decenni drastici tagli e interruzioni.
Altri interventi hanno sottolineato l’aspetto della toponomastica maschile che è assolutamente prevalente nelle nostre città, con pochissime vie dedicate a figure femminili e situate in genere in zone periferiche. Oltre questo anche un rimando alle statue urbane dedicate solo a “eroi” maschi e che vedono figure femminili solo per immagini di sante religiose, senza nessuna presenza laica. Tutto quasi a rimarcare una cultura patriarcale diffusa che vede le donne in strada viste come fuori posto.
Conclusioni
L’incontro è stato chiuso malgrado il flusso di pensieri fosse ancora in ampio svolgimento. La bella, ampia e ricca partecipazione ha dimostrato di essere un tema importante per la città e per le persone e sarà necessario programmare altri incontri per approfondire tanti degli spunti emersi in questa serata e trasformare il tutto in una proposta politica strutturata.